Riflessioni digitali al tempo del Coronavirus

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Negli ultimi anni non sono certo mancati validi e ragionevoli motivi per criticare gli effetti collaterali di Internet sulla nostra società. La dipendenza da smartphone e social network, le violazioni della privacy e l’eccessiva sorveglianza, la polarizzazione della politica e la manipolazione dell’opinione pubblica, e ancora, molestie, troll e chi più ne ha più ne metta.

Naturalmente, non è che Internet sia di punto in bianco diventato un nemico dell’umanità. Abbiamo però iniziato a dare per scontato tutti gli aspetti positivi, che rappresentavano la narrazione dominante della Rete nei primi anni Duemila, e ci siamo concentrati su quelli negativi, anche nel tentativo di correggerli. E poi, all’inizio di questo 2020, è giunto il Coronavirus a segnare quello che potrebbe essere un altro giro di boa.

Anche i social network hanno riconquistato la vera funzione per cui erano stati anticamente pensati: connetterci, permetterci di entrare in contatto con persone lontane. E mai come in questo momento storico stanno assolvendo la loro funzione. Ogni giorno, ogni ora, ogni momento, è possibile essere aggiornati sull’andamento della quarantena forzata dei nostri amici, dei nostri parenti e dei nostri contatti. Siamo entrati nelle cucine di tutta Italia, abbiamo visto come trascorrono l’inaspettato tempo libero i nostri zii a Lanciano così come si dilettano i vip a Milano in piena zona rossa tra le pareti di una casa che adesso è un rifugio sicuro e tiene lontana la cruda realtà.

Ma questa iperconnessione è un modo, anche poco velato oseremmo dire, di sedare le ansie di amici e parenti lontani che ci osservano mentre sopravviviamo alla quarantena, oppure un modo per esorcizzare l’angoscia dettata dalla perdita delle proprie abitudini, e al tempo stesso è una realtà virtuale che ci abitua a vivere sempre connessi – ancora più di prima, inesorabilmente – sacrificando alcuni dettagli della nostra privacy e soprattutto quell’ozio costruttivo e silenzioso che andrebbe trascorso in solitudine.

Come ogni medaglia, anche l’emergenza Coronavirus paradossalmente ha il suo risvolto positivo: per tutti noi che siamo al sicuro nelle nostre case, il tempo libero che ci è stato concesso andrebbe custodito, trattato come un tesoro, dedicato (anche) agli affetti vicini, agli hobby, alle nostre passioni, e a tutto quello a cui di positivo e costruttivo possiamo dedicarci. Qualcuno già lo fa. Ma quello che il social network chiede è che venga mostrato al mondo intero: challenge, allenamenti casalinghi, esperimenti culinari, videochiamate con amici lontani. Non solo siamo sempre collegati, ma spendiamo anche il tempo a dimostrare cosa facciamo quando siamo collegati. Un paradosso che ci allontana dalla solitudine da cui originano riflessioni evolutive e, soprattutto, non ci insegna a stare spenti. Non ci insegna a saper guardare a fondo le nostre paure e guardare dentro noi stessi. Specialmente in un momento così drammatico. Chi non si collega per postare come ha trascorso l’ennesimo giorno di quarantena è online alla spasmodica ricerca dell’ultimo aggiornamento possibile sull’emergenza, si nutre avidamente di tutte le notizie che circolano in merito al Covid19 e, spesso, se non possiede un allenato senso critico finisce per imbattersi nel male del secolo dell’era digitale: le fake news. Notizie false che anche nel pieno di questa emergenza, continuano a circolare alimentando allarmismi, panico e generando più di tutto confusione.

I social network e l’accesso al web sono una grande risorsa, a patto di saperli usare. Dosare il tempo di utilizzo, valutare con un minimo di attenzione in più l’utilità di quello che si sta condividendo – a prescindere che sia l’ennesimo video della danza “liberatutti” dal Coronavirus di TikTok alle notizie sulle teorie complottiste – valutare la fonte da cui si sta attingendo la notizia. Sapersi disconnettere per vivere la propria realtà anche se oggi quella della quarantena potrebbe non essere appagante come quella virtuale. Riscoprire il piacere di usare il web come ponte per coltivare i rapporti lontani, fruire delle iniziative culturali dei tanti enti che stanno mettendo a disposizione dirette streaming di spettacoli teatrali, tour virtuali nei musei e laboratori didattici per i più piccoli. In sintesi, usarli con criterio: solo così ognuno di noi può fare la propria parte come utente digitale ed aiutare il popolo del web ad orientarsi tra una canzone e una notizia che, nel caso non sia portatrice di buone nuove, abbia almeno una sana e concreta utilità.

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